sabato 3 settembre 2016

Terapia sì, terapia no

Maga Magò - penso. E' un incrocio tra Maga Magò e la mia vecchia maestra della materna. 
Siamo nell'ambulatorio della neuropsichiatra infantile che seguirà Matilde in un percorso terapeutico. Terapeutico? Diciamo così, per ora. Il "donnone", che io e il mio compagno abbiamo davanti, è una signora di tutto rispetto, ma dall'aspetto - come dicevo - un po' inquietante. Mette in soggezione, quasi. E inevitabilmente penso: quando Matilde la vedrà, vorrà scappare via! Altro che mettersi a parlare con lei. Invece, andò tutto sommato bene.
Il primo incontro è stato a maggio, solo coi genitori. Due ore a descriverle "il caso". All'inizio non mi piaceva affatto il suo tono quasi inquisitorio. Indagini minuziose per ricostruire le misurazioni di peso, altezza e circonferenza cranica durante la crescita.
"La testa è piuttosto piccola. C'è qualcuno che ha il cranio piccolo in famiglia?".
"Sì, dottoressa. Lei". Il mio compagno, indicando me. "Pensi che, per comprarle il casco da moto, ho dovuto prendere taglia xxs da bambino!"
"Ah, ma quindi le è stata diagnosticata una microencefalia?"
"Ma no, dottoressa. Non lo ascolti. Non mi è mai stata diagnosticata una microencefalia. Lo posso giurare." 
Vergogna, e lancio di sguardi minacciosi al mio compagno.
In fondo, capisco che debba delineare un quadro esaustivo ed escludere eventuali altre patologie. La seconda parte della conversazione verte sui comportamenti di Matilde. Nostre osservazioni, sua spiegazione del disturbo. Parlandone, anche la neuropsichiatra ipotizza le cause dell'insorgenza del mutismo nella vita scolastica durante il nido d'infanzia, rinforzando un mio sospetto - come ne racconto qui. Poi, distruggendo in un attimo le nostre flebili speranze nel potere della scienza, ci spiega che non esiste una vera e propria terapia da mettere in atto. Quando verrà il momento di "sbloccarsi" e cominciare a parlare nelle situazioni che le provocano ansia, sarà lei stessa a deciderlo. O meglio, a sentirsela. Infine, mette la definitiva pietra sopra a tutte le nostre ingenue illusioni, avvertendoci che il mutismo selettivo è un comportamento che tende a radicalizzarsi, e che quindi diventa nel tempo più difficile da risolvere. 
Se prima ero da un lato dubbiosa ma dall'altro lato speranzosa nell'aiuto psicologico, adesso da questo colloquio esco decisamente scettica a riguardo. Del resto, anche la maestra della materna, che conosce Matilde già da due anni, mi ha espresso le sue perplessità nel coinvolgerla in un percorso terapeutico. 
"Ma sì, Matilde è ancora piccola, quando crescerà vedrai che supererà la cosa spontaneamente! Non c'è bisogno di sottoporla alla psicologa. E poi ogni tanto qualche bambino viene a dirmi: maestra, ho sentito Matilde parlare con le sue amichette! Non preoccuparti, è una bambina gioiosa, che partecipa con entusiasmo a tutte le attività della scuola, è amata e cercata dai suoi amici. Se non parla con noi, adesso, lo farà quando se la sentirà." 
E così arriva l'estate, si avvicinano le due date di incontri fissati dalla neuropsichiatra infantile per vedere Matilde. Alla fine, abbiamo deciso di provare. Tutt'al più - ci siamo detti io e il mio compagno - non cambierà nulla! Di certo, non avevamo come aspettativa che si mettesse a parlare con la dottoressa. L'indicazione era quella di comunicare a Matilde che saremmo andati da una signora a fare dei nuovi giochi. E dunque, in un caldo pomeriggio della desertissima settimana di ferragosto, andiamo in ospedale, dove c'è l'ambulatorio di Maga Magò. Sperando che nostra figlia non si accorga che il corridoio assomiglia a quello dell'ospedale. 
La dottoressa ci accoglie in modo molto professionale. Per tutta l'ora dell'incontro, resta in atteggiamento correttamente neutro: nè troppo amichevole, nè troppo distaccata. Come da istruzioni, abbiamo portato qualche disegno significativo e le "pagelle" scolastiche, ovvero le brevi relazioni scritte dalla maestra in occasione dei colloqui annuali. Dopo aver preso in visione i nostri materiali, tocca a Matilde. E' seduta di fronte a Maga Magò, sulla scrivania c'è un grosso librone di illustrazioni, un blister di figurine inscatolate come diapositive, e tre sacchetti di forme geometriche colorate. Io sono seduta accanto a lei, ma mi viene raccomandato di stare d'ora in poi in assoluto silenzio, senza suggerire in alcun modo. Iniziano i test di Leiter-R, come leggo sulla scatola di figurine. Osservo Matilde impegnatissima a posizionare nel riquadro giusto le figurine che la dottoressa le porge. Ad ogni esercizio, viene assegnato un punteggio, che la Magò annota sulla sua scheda. Alla fine di ogni batteria di esercizi, somma i punteggi e li comunica a Matilde.
"Matilde, vuoi sapere quanti punti hai fatto?"
Annuisce.
"Tredici punti. Ti va bene tredici?"
Altro segno di assenso.
"Vuoi dire alla mamma che hai fatto tredici punti?"
Si avvicina al mio orecchio. Chiude le manine intorno alla sua bocca con dentro il mio orecchio. Mi sussurra, con voce impercettibile: tredici.
"Brava, Matilde!" dico io.
Lei sorride. E ricomincia ad eseguire le consegne di Maga Magò.
Anche il secondo incontro, a distanza di sette giorni dal primo, si svolge allo stesso modo. Chiedo a Matilde cosa ne pensa. Bilancio positivo. Le è piaciuto. Anche se la seconda volta era visibilmente più svogliata e stanca. La capisco. Alcuni esercizi di logica, che provavo a risolvere mentalmente mentre ero lì alla scrivania con loro, erano talmente complicati che nemmeno io riuscivo a capirli! 
La dottoressa ci congeda dicendo che ci farà avere a casa la relazione con l'esito dei punteggi totalizzati nei test, che comunque ha già visto essere piuttosto alti. La bambina è molto intelligente - grazie, lo sapevo già, anche senza queste verifiche - e quindi non ci sono interventi ambulatoriali da programmare. Ci comunicherà anche il prossimo appuntamento, che verrà fissato a distanza di sei-otto mesi. L'obiettivo è soltanto quello di monitorare il disturbo, che ha confermato essere mutismo selettivo - grazie, già lo conoscevamo, il nostro compagno di avventure. 
Attendiamo, dunque, di rivedere Maga Magò. Niente bacchetta magica, niente stregonerie. Nel frattempo, solo qualche escamotage, e qualche suggerimento. Quello che può aiutare - ci diceva la dottoressa - è coinvolgerla, nelle attività extrascolastiche, in situazioni di gruppo, ma senza che l'espressione verbale sia richiesta. Come ad esempio, farle frequentare un corso di danza, o comunque di movimento corporeo. Oppure la musica. Aiuta molto, la musica. Suggerimenti che anche la psicologa della materna, durante le sue puntuali osservazioni annuali in classe, ci aveva già dato. Per aiutare a favorire il suo inserimento in contesti sociali, senza però metterla di fronte all'ansia di doversi esprimere con le parole. E presto racconterò della nostra esperienza al laboratorio estivo di musica.
Per saperne di più sui percorsi di supporto psicologico per bambini e ragazzi con mutismo selettivo, l'Associazione può fornire un primo aiuto nella ricerca di specialisti che se ne occupano in modo approfondito.











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