Innanzitutto, Ti hanno mangiato la lingua? è un titolo molto indovinato. Questa è esattamente la frase che si sente rivolgere al proprio figlio o figlia ogni mamma che ha a che fare col mutismo selettivo di lui o lei. Un "estraneo" che pone una domanda gentile: "Come ti chiami, bella bambina?". Un silenzio. Un'altra domanda curiosa: "Quanti anni hai, piccola?". Un altro silenzio. "Ti hanno mangiato la lingua?".
Tu, genitore, che fai? Rispondi per lei. Ma intanto ti sale dentro un senso di inadeguatezza, disagio, quasi vergogna. Ansia, appunto. Proprio quella che percepisce tua figlia, e che quando aumenta e aumenta, le blocca le parole in gola. Ogni semplice banale conversazione diventa un insostenibile ansiogeno interrogatorio. E tu, genitore, ti chiedi intanto cosa pensino di lei, di tua figlia. Che timida! Ma capisce? Se non addirittura. Che maleducata!
Invece tu, genitore, lo sai che non è né timida, né stupida, né maleducata. Che lei, tua figlia, a casa, ti stordisce di parole. Esclama, urla, canta, racconta. Insomma, parla. Ma vaglielo a spiegare, agli altri. A quelli che non lo sanno, che non lo possono sapere. Lì per lì, che gli vai a dire? Rispondi e basta. Non c'è tempo per sorbirsi tutta una spiegazione. "Guardi, deve sapere che mia figlia ha un disturbo transitorio d'ansia, chiamato col nome di mutismo selettivo. E' un blocco emotivo, non riesce a parlare nei contesti sociali per paura. Non c'è un vero e proprio motivo. Mentre a casa coi famigliari si esprime perfettamente e spensieratamente come ogni altro bambino, nelle situazioni sociali, come ad esempio la scuola, succede che non si esprima più. Non è un comportamento oppositivo, non è una sfida. Lei vorrebbe, ma non riesce." Ecco, più o meno così. Trenta secondi. Chi avrebbe trenta secondi per ascoltare tutta la storia?
Proprio per questo, mi auguro che ognuno legga un libro come quello di Daniela Conti, scritto insieme a sua figlia Marina. Mi sono ritrovata in molte delle situazioni da loro vissute. Hanno dato forma ed espressione a quel grumo confuso di emozioni e di domande interiori, che ti accompagnano inevitabilmente nel lungo percorso verso la parola. E che a volte ti angosciano, altre volte ti sorprendono.
Parlo - e la prospettiva è la stessa nel libro - di come la vive una mamma, che vede la difficoltà della figlia e vorrebbe cancellare ogni ostacolo per lei, com'è naturale che si voglia. Ma più ti aspetti che lei parli, più ti mostri desiderosa che avvenga, e più ottieni l'effetto contrario. Attraverso le parole del libro si scopre che la strada che funziona passa dall' accettazione, dall' accoglienza. Tenersi per mano. Madre e figlia. Con complicità. Gesti di intesa.
E poi, si spera sempre di trovare, nella scuola, insegnanti ed educatori sensibili e intelligenti. Che sappiano valutare l'impegno individuale con la giusta misura, tenendo conto dello sforzo fatto da ogni singolo alunno per superare la propria difficoltà. Tenendo conto, insomma, dell'unicità e diversità di ogni bambino, senza omologare tutti verso un sistema di giudizio standardizzato.
Ecco perché leggere un libro come questo. Per fare più attenzione, a giudicare. Fare più attenzione, e ascoltare.
Parlo - e la prospettiva è la stessa nel libro - di come la vive una mamma, che vede la difficoltà della figlia e vorrebbe cancellare ogni ostacolo per lei, com'è naturale che si voglia. Ma più ti aspetti che lei parli, più ti mostri desiderosa che avvenga, e più ottieni l'effetto contrario. Attraverso le parole del libro si scopre che la strada che funziona passa dall' accettazione, dall' accoglienza. Tenersi per mano. Madre e figlia. Con complicità. Gesti di intesa.
E poi, si spera sempre di trovare, nella scuola, insegnanti ed educatori sensibili e intelligenti. Che sappiano valutare l'impegno individuale con la giusta misura, tenendo conto dello sforzo fatto da ogni singolo alunno per superare la propria difficoltà. Tenendo conto, insomma, dell'unicità e diversità di ogni bambino, senza omologare tutti verso un sistema di giudizio standardizzato.
Ecco perché leggere un libro come questo. Per fare più attenzione, a giudicare. Fare più attenzione, e ascoltare.
Ciao, sono l'autrice del libro in questione :)
RispondiEliminaTi ringrazio moltissimo e sono contenta di questa tua iniziativa. Un "diario" online è una bellissima cosa, può aiutare e sensibilizzare moltissimo sul mutismo selettivo.
Ti faccio un grosso in bocca al lupo per questa nuova avventura, e mi auguro tu riesca a portarla avanti con passione ed entusiasmo, magari coinvolgendo la tua bimba e facendo raccontare anche a lei... le servirebbe proprio tanto.
Un abbraccio
Daniela.
Grazie a te, Daniela! Suggerimento preziosissimo che appena possibile metterò in atto. A presto!
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