mercoledì 17 gennaio 2018

Piccoli P-assaggi

Matilde sta crescendo. E' grande.
Chiede, riflette, partecipa.
Ha voglia di conoscere, di essere coinvolta, di fare nuove esperienze.
E impara, aiuta, si entusiasma. 
"Mamma, cosa vuol dire questo?"
"Mamma, cosa stai facendo? Ti posso aiutare?"
"Mamma, vorrei andare a vederlo, l'acquario di Genova".
E' come sempre tutto graduale. Poco poco. Piano piano.
Un lento ma progressivo avvicinarsi. Scoprire, provare. 
Senza mai tirarsi indietro.
Ecco, Matilde non si nega, non evita
A danza, alle feste, alle recite scolastiche. 
Nonostante il silenzio. Nonostante la sua voce si nasconda, e la parola si arresti in gola. 
La sua risata è una melodia, i suoi urletti gioiosi risuonano nell'aria. 
Partecipa, si lascia coinvolgere, si lancia. Ne ha voglia. La sua voglia supera il disagio
Anche perché è sempre stata accolta da tutti. 
Arriverà il momento in cui il suo desiderio di comunicare non sarà più contenibile e travalicherà l'argine dell'ansia.
In questi ultimi mesi, dall'incognita dell'inizio della scuola ad oggi, di piccoli passi ne ha fatti eccome. E all'ultimo colloquio di fine novembre con le insegnanti, avvenuto in presenza anche della nostra psicologa, sono emersi segnali positivi di rassicurazione. Matilde è più serena rispetto ai primi giorni: non usa più la foto, quella dove siamo ritratti noi genitori, che le avevo dato nello zaino e che lei ogni giorno metteva sul banco, e non piange più per un bisogno che non riesce a esprimere o una difficoltà da comunicare, ma usa il quaderno e lo porta alla maestra, per mostrare dove le serve un aiuto. 
Al colloquio ci riferiscono anche che Matilde parla sempre più spesso all'orecchio di Giulia, e che in generale il suo inserimento con i nuovi compagni è stato positivo, anche grazie alle capacità delle insegnanti che hanno lavorato in questa prima fase proprio con l'obiettivo di creare un clima di accoglienza nella classe
Tant'è che ci siamo dati tempo fino a marzo per iniziare a stilare il PDP, il piano didattico personalizzato che servirà a individuare gli strumenti più idonei per la comunicazione di Matilde a scuola. 
Nel frattempo, in accordo con l'insegnante di italiano, continueremo a inviare le videoregistrazioni dei compiti di lettura o delle poesie da imparare. E anche questo, il fatto cioè che Matilde abbia accettato di farsi sentire - seppur in modalità differita - mostrandosi nei video all'insegnante, rappresenta una conquista non da poco.

Breve flashback.
Precisazione d'obbligo: in classe, la parola di Matilde è comparsa. 
Primi testimoni siamo stati noi, i suoi genitori e la sua sorellina. Sì, perché grazie alla grande disponibilità delle insegnanti e della vicepreside, abbiamo potuto accedere alla scuola un sabato mattina di metà novembre, in orario extrascolastico nell'aula vuota, sebbene la scuola fosse aperta e popolata da bidelli, docenti e studenti del cosiddetto modulo
Nella sua aula c'eravamo solo noi e Matilde con la sua macchina fotografica che, come previsto dai nostri piani, avrebbe dovuto registrare un video-documentario commentato da lei, da mostrare poi ai nonni. Non è andata così, perché ha preferito scattare diverse foto, anziché registrare dei video, ma alla fine ci è riuscita. 
C'è voluta una buona mezz'ora, prima di sentire la sua voce, sebbene non ci fosse nessuno oltre a noi. Notavo che quella voglia di cui parlavo, la voglia di comunicare, era forte: ad ogni mia domanda, ad ogni mia curiosità, rispondeva con un mugugno rauco a labbra serrate. E' stato soltanto quando infine le ho detto "Guarda Matilde che puoi dirmelo, tanto siamo solo noi!" che si è lasciata andare e ha fatto uscire la parola che teneva tra i denti. Quasi come se le avessi dato una sorta di permesso. Mi ha descritto le immagini affisse ai muri dell'aula, correggeva i miei studiatissimi errori fatti apposta per farmi correggere, e ha detto andiamo quando voleva andare. 
Curiosamente, è stato durante la nostra visita nei locali del bagno che Matilde ha pronunciato in maniera del tutto spontanea la sua frase più lunga. Avvicinandosi alla porta di uno degli scompartimenti, ha esclamato: "Guarda, mamma, c'è anche la chiave per chiudersi dentro!"

Tornando al periodo appena trascorso, periodo natalizio di feste e incontri, ci sono state diverse occasioni in cui Matilde ha dimostrato il suo entusiasmo nel partecipare, dalle recite scolastiche alle feste di compleanno, e in generale alle iniziative organizzate nel nostro tempo libero in cui l'abbiamo coinvolta.
I canti di Natale a scuola
Siamo andati a vedere lo spettacolino di Natale della classe di Matilde. Sul palco, i bambini di due classi prime, tutti vestiti di rosso con i loro cappellini stile babbo. In scaletta, la "Canzone delle vocali", e una serie di classici canti natalizi. Matilde è in prima fila, come vuole l'ordine di altezza, con una lettera "I" di cartoncino appesa al collo. Per la coreografia delle vocali nessun problema: ormai lo sappiamo che a Matilde piace muoversi e ballare, e anche al piccolo saggio natalizio della scuola di danza, aveva già dimostrato la sua nota bravura nell'esecuzione dei movimenti a tempo e ben coordinati. E' il momento di cantare. Nei giorni delle prove, le diedi un piccolo suggerimento: "Ehi, senti che idea: se non te la senti, puoi provare comunque a muovere le labbra, facendo finta di cantare, tanto in mezzo a tutti sembrerà che canti anche tu!". Zoomiamo sul suo viso col telefonino che riprende, e a tratti sembra proprio che faccia il labiale! Non un improvvisato bla-bla-bla, ma un seppur impercettibile labiale corrispondente alle parole del testo. 
Poi, viene il momento dell'augurio finale, ed ecco a cosa serviva la sua pettorina con la "I"! Sei bambini avanzano e vengono posizionati in riga, a formare con le loro letterine la parola "AUGURI". Al microfono l'insegnante annuncia: "Noi e i bambini vogliamo augurarvi un Natale pieno di..." ed ecco che il microfono inizia a passare di bocca in bocca, e tocca alla prima bambina con la "A", "AMORE!"; "UNIONE!" grida la seconda; "GIOIA!" la terza, e così via fino alla penultima che esclama la sua parola "RISPETTO!" e poi il microfono arriva alla bocca di Matilde... silenzio. Doveva dire: "insieme". Attimo di esitazione, poi a dirlo è la sua compagna di fianco, Karolina, che prende il microfono e lancia nell'aria il suo "INSIEME!". 
E' stato un azzardo, un rischio, anche una decisione piuttosto spregiudicata, da parte delle insegnanti, mettere Matilde in prima fila con la letterina, ma ne siamo contenti, è stato un cercare di cogliere una sfida, un farla uscire dalla sua zona di comfort, come si diceva. 
E quella parola, insieme, suona particolarmente simbolica: è come se Matilde e Karolina fossero unite nel lanciare proprio il messaggio che è contenuto in quella bellissima parola.
Il mago alla festa di compleanno.
Siamo stati invitati alla festa di compleanno di Bianca, la figlia di una mia amica ed ex collega, e siamo andati molto volentieri. Matilde non ha problemi con le situazioni di questo tipo: passata la prima fase che serve ad ambientarsi, la vedo sempre trovarsi a suo agio. Corre, ride, gioca, pur se silenziosa. 
Alla festa c'è un mago. Tutti i bambini radunati in semicerchio per assistere allo spettacolo. Iniziano le prime esibizioni, le gag, i trucchi, la giocoleria, le magie. Il mago chiama in scena alcuni bambini per i suoi numeri. Matilde viene coinvolta ben due volte. La vedo alzarsi dalla sedia senza esitazioni e andare sotto i riflettori. E' sicura. La prima volta il mago fa tenere tra le mani dei suoi piccoli "assistenti" un bastoncino, in cima al quale lui posiziona il piatto rotante. La seconda volta, invece, il mago si mette a capofila e, a suon di fischietto, ordina una sequenza di movimenti e gesti buffi, che i bambini devono ripetere imitando le sue mosse. 
Un'altra piccola sfida, per Matilde. Sì, perché salire sul "palco" del mago significava assumersi il rischio dell'ansia per l'ignoto: il mago le avrebbe potuto chiedere di pronunciare il suo nome, come può spesso verificarsi in queste occasioni, oppure le avrebbe potuto chiedere qualsiasi altra performance vocale, "Dì la parola magica!" ad esempio, come ha effettivamente chiesto alla bambina coinvolta in un'altra scenetta.
Sono questi, gli impercettibili passetti in avanti ai quali mi riferivo più sopra. 
E mi rendono felice e orgogliosa per lei.
La cena di classe in pizzeria.
Anche in questa occasione ho visto Matilde molto disinvolta, e soprattutto c'era Giulia, la sua amica speciale, la sua confidente. Affiatate, complici, spensierate, più volte ho sorpreso le due amiche appartate, con Matilde che sussurrava all'orecchio di Giulia le sue parole.
Soltanto una volta sono intervenuta, sostituendomi ancora una volta alla voce di mia figlia, quando l'animatrice, che quella sera intratteneva i bambini nella saletta giochi del locale, ha giustamente chiesto il nome a tutti, nel classico circle time tra i bambini seduti in cerchio. Arriva il turno di Matilde ma, ancor prima che io possa rispondere per lei, il suo silenzio è subito riempito dalla voce di una compagna di classe, ed ex compagna di asilo, che squilla il solito: "Lei non parla!
Inghiotto ancora una volta il mio fastidio e, rivolta all'animatrice, rispondo soltanto pronunciando "Matilde".
Nel caos della festa, non mi sembrava quello il momento per le spiegazioni sul mutismo selettivo, e ho lasciato cadere ogni tipo di commento. Anche perché tutto sommato l'animatrice mi è sembrata persona di discreta comprensività, necessaria per gestire con il giusto tatto e buon senso a situazione. 
Ma in realtà ho sempre il dubbio su come dovermi comportare in questi momenti, non so mai se faccio bene o male, non so mai esattamente cosa devo fare, e in sostanza a fregarmi è l'immediatezza della situazione, che mi coglie sempre impreparata.
Fare nuove esperienze.
Siamo andati, per il ponte dell'Immacolata, a fare una giornata sull'appennino modenese, a visitare un paesino vicino a Zocca, dove allestiscono, lungo le vie del borgo antico, una serie di originali presepi. A Matilde è piaciuto molto, forse anche perché purtroppo noi non lo facciamo d'abitudine, di andare a fare brevi gite fuori porta. Cosa che invece io ricordo piacevolmente nella mia infanzia, quando di frequente coi miei genitori e un gruppo di amici di famiglia si andava a visitare posti nuovi, a mangiare fuori, a stare assieme. 
Quel giorno abbiamo anche incontrato casualmente, in giro per gli stessi luoghi, un paio di vecchie e nuove conoscenze, anche loro coppie con figli, e abbiamo così potuto condividere, sia noi grandi che i nostri piccoli, l'allegria di quella giornata.
Capisco che a Matilde è rimasto impresso e che le è piaciuto. Il giorno dopo, mi mostra il disegno che ha appena fatto: un paesaggio di montagna, con il sole al tramonto e le case sulle colline, suggestivo proprio come quello appena goduto.

A presto con ulteriori aggiornamenti, che riguardano Matilde e la nonna paterna...