mercoledì 30 agosto 2017

Come l'aria

Mi rendo conto che sono talmente presa dalla quotidianità, tra lavoro, famiglia e casa, che non riesco a ritagliarmi il tempo che vorrei invece dedicare a questo spazio.
Per questo, i prossimi post saranno dei brevi flash di pensiero.
Così, come delle rapide macchie di pittura gettate sulla tela dall'artista. 
Tutte insieme, alla fine, formeranno il quadro.

Voglio appiccicare qui qualche mio pensiero sparso.
Perché questo è soprattutto un mio diario. Nostro. Mio e suo.
Si avvicina la fine dell'estate, ancora una volta, la fine di questa estate. 
E si apre la prospettiva di settembre, un nuovo inizio, pieno della sua curiosità e dei suoi dubbi.
In questo stato d'animo - un misto tra entusiasmo e timore - mi fermo a pensare, faccio il punto della situazione, confrontandomi col papà. 
Sappiamo entrambi che il suo silenzio non è nulla di così grave, eppure sarà una difficoltà. Sappiamo benissimo che deve fare lei il suo percorso verso la voce, ma vorremmo sentirci meno impotenti.
Sappiamo perfettamente che è un disturbo transitorio, ma inevitabilmente ci prefiguriamo come potrebbe essere lo scenario contrario.
Eppure siamo fiduciosi. 
Davvero - ci diciamo - basterebbe che Matilde si stancasse di trattenersi e si lanciasse in una chiacchierata, senza che nessuno la consideri. Lei parla e tutti fanno o pensano ad altro. Ah, che sollievo. Nessun riflettore su di lei. Nessuna attesa, nessuna aspettativa, che la fanno sentire bloccata.
Immaginiamo. 
A volte è vero, si tende a ingigantire ciò che è molto semplice. 
Ci vuole leggerezza, cosa che spesso ci dimentichiamo da qualche parte, forse perché ormai adulti.
Ecco: leggerezza
Che, come diceva Calvino, non è prendere le cose con superficialità, ma planare su di esse dall'alto, senza avere macigni sul cuore.