sabato 28 novembre 2020

CONQUISTE

In questo vortice di eventi, in questo tempo difficile, c'è un angolino di gioia, c'è un fuoco d'artificio che esplode per festeggiare.

Con l'inizio della scuola a Settembre, e mentre stiamo entrando sempre più velocemente nella temuta ma prevedibile seconda ondata di contagi da Coronavirus, i tanti dubbi e perplessità su come sarebbe andata sul fronte mutismo selettivo si sono presto e incredibilmente sciolti.

Il rientro in classe con tutti i protocolli anti-Covid ha portato molti cambiamenti: quest'anno sono in un'aula nuova, spoglia e senza appendi-giacche, i banchi sono disposti a isola dove sedersi distanziati, con le mascherine sempre indossate, igienizzandosi le mani all'ingresso, le uscite per andare in bagno sono prestabilite, così come in mensa, tutto è giustamente regolamentato. L'ora di ginnastica non c'era all'inizio, poi sì, poi nuovamente sospesa. Anche l'ora di religione era stata inizialmente sostituita da educazione civica per tutti, poi ripristinata appena c'è stato modo di avere uno spazio sicuro dove trasferire i bambini che, come Matilde, fanno l'attività alternativa. In questi continui mutamenti, in cui anche le insegnanti stesse si trovano disorientate e gravate da carichi di norme e responsabilità in più, c'è stato un elemento chiave, un oggetto costante che ci sta accompagnando da molti mesi nel mondo fuori casa, e che mai avrei pensato di dover indossare in vita mia: la mascherina.

Questa mascherina che non vediamo l'ora di toglierci ma che di fatto ci salva la vita, è lo strumento incredibilmente efficace che ha permesso a Matilde di far sentire la sua voce agli altri. E' una protezione che le offre la libertà e il coraggio di esporsi. 

Il 30 Settembre, a due settimane dall'inizio della scuola, ecco il messaggio che mi arriva dalla maestra di matematica Filomena:

"Buonasera, scusi se arrivo a tarda ora, volevamo aggiornarla sulla situazione attuale, praticamente è nata un po' così per gioco e adesso invece è diventato il nostro modo di comunicare: facciamo 'freezare' i bambini, e lei sentendosi evidentemente più tranquilla e isolata dal resto della classe parla con noi, dal posto... In italiano legge quando le tocca, e con me risponde alle domande come oggi in geografia, ed è stata brava, ha risposto giusto".

Le rispondo che è una bellissima notizia e che sì, Matilde ce l'aveva già in parte anticipato, la settimana precedente, quando mi disse con aria assolutamente disinvolta: "Sai, mamma, oggi la maestra ci ha fatto leggere in classe". "Ah! E hai letto anche tu?". "Sì, un pezzo". Da lì mi spiegò del metodo per farle fare la lettura in classe, come poi mi conferma la stessa maestra nel prosieguo dei messaggi, parlando anche di come la mascherina sia stata l'elemento che le ha dato protezione e sicurezza: 

"Sì, esattamente così, la prima volta quando gliel'ho proposto ho fatto leva proprio sul fatto che con la mascherina non potevamo vedere i nostri visi, ma solo ascoltare la voce. Noi insegnanti non possiamo più chinarci e porgere l'orecchio, quindi dovevamo trovare un altro modo: freezare i compagni facendo tappare loro le orecchie. Da lì è partita".

Provo a immaginarmi la scena, e sorrido. Che felicità e che gioia! L'ha fatto, penso, ci è riuscita. E' incredibile! Non avevo dubbi, ma non me lo sarei aspettata così presto, dopo pochissimi giorni di scuola. Passare dalle videoregistrazioni fatte a casa e inviate via WhatsApp alle insegnanti, alle risposte a voce direttamente in classe, non era così scontato e immediato. 

Nel frattempo, anche in altri ambiti Matilde ha dimostrato grande scioltezza, la stessa che conosciamo noi a casa. Ad esempio dal dentista. Siamo andati al controllo dopo mesi e mesi dall'ultima volta in cui ci andammo, ovvero Dicembre dell'anno prima. Fin da subito, in sala d'attesa, la vedevo molto libera di muoversi e parlare con me, raccontandomi cose di scuola o cose sue, così come facciamo sempre. Da dietro le nostre mascherine, la voce non trova ostacoli. Entrata nello studio della dentista, risponde tranquillamente anche alle sue domande, stavolta senza mascherina, dato che ovviamente le aveva chiesto di toglierla per visitarla. Sento una bella sensazione dentro di me, guardo Matilde e le dico che è super brava e coraggiosa. 

La stessa cosa avviene anche alle lezioni di psicomotricità. Dopo l'interruzione a fine Febbraio, abbiamo ripreso a Ottobre, con il corso mono-settimanale di gruppo, anche se di fatto il gruppo è formato da una coppia, Matilde e un'altra bambina quasi sua coetanea. Prima della chiusura totale delle attività in primavera, avevamo fatto in tempo a fare tre lezioni, alle quali Matilde aveva partecipato con molto entusiasmo, ma ancora silenziosamente. Invece, forse sull'onda di tutti gli avvenimenti estivi e scolastici, alla prima lezione della ripresa autunnale si è lasciata andare fin da subito. Sempre parlando da dietro la mascherina, che ovunque è ormai richiesta. Il feedback della psicomotricista al 15 ottobre è stato questo:

"Volevo chiederti una cosa, la settimana scorsa Matilde ci ha fatto una bellissima sorpresa e ci ha raccontato delle cose, è stato emozionante sentire la sua voce per la prima volta! Questo vale anche per la scuola?"

Devo dire che anche dal mio punto di vista, trovarsi dentro questo turbine di novità è stato bello ed emozionante. Quello che mi chiedo è come lo stia vivendo Matilde. Non ho ancora avuto occasione di chiederglielo, sia perché non siamo ancora entrate in modo approfondito nell'argomento, sia perché quando tento di capire cosa prova dentro di sé, le sue risposte si limitano a singoli aggettivi: felice / bene. Forse questa capacità ancora acerba di saper descrivere e capire cosa la attraversa, fa parte del percorso. Glielo insegnerò un po' io, glielo insegnerà un po' la vita.

Intanto, in questo anno che è un ottovolante di tristezza e felicità, ci godiamo questi momenti esaltanti, che sono stati espressi nel miglior modo dal messaggio ricevuto dalla maestra di italiano Annalina, che il giorno 11 Novembre mi scrive: 

"Questa sera avevo proprio intenzione di scrivervi per esprimervi la gioia immensa che Matilde ci sta dando in questi giorni, tanto da sognarla anche la notte, come ho raccontato a Matilde stessa. In un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, ci si aggrappa alle piccoli grandi conquiste che, giorno dopo giorno, siamo in grado di raggiungere. Le conquiste di Matilde sono semplicemente SPETTACOLARI. La mascherina sembra essere diventata la sua coperta di Linus, tanto da spingerla a parlare non solo con noi e i suoi compagni, ma anche con l'esperta di lingua inglese. Noi siamo FELICISSIME ed ORGOGLIOSE di lei!".








giovedì 27 agosto 2020

Questo 2020 così complicato ma anche incredibile

Sono passati molti mesi dall'ultimo post. Mesi difficili, inaspettati, terribilmente segnati dal contagio pandemico di un nuovo virus, il Covid-19, che ha portato tanto dolore, sofferenza, paura, sacrifici, e che purtroppo continua a far temere per il futuro. E con il quale, a quanto pare, dobbiamo imparare a convivere ancora per altri mesi e mesi, almeno fino all'arrivo di un salvifico vaccino. 

Le scuole hanno improvvisamente e bruscamente chiuso i loro battenti dal 24 febbraio fino alla fine dell'anno scolastico. Tutto si è fermato. (Giustamente.) Dentro le aule tutto è rimasto così come lo avevano lasciato alunni e insegnanti il venerdì precedente, convinti che il lunedì si sarebbe ripresa la normale routine. Invece no. Siamo stati presi da un continuo rincorrersi di informazioni, spesso discordanti tra ordini e contrordini, e di sensazioni, tra incredulità, rifiuto, spavento, rassegnazione.

Incertezza. Soprattutto incertezza su cosa ci avrebbe atteso, su cosa stavamo affrontando, su come ci stava minacciando questo nuovo virus. Un toccasana per l'ansia, insomma!

Quando le scuole si sono organizzate con la ormai famosa DaD, la didattica a distanza, le famiglie si sono attrezzate per far entrare la scuola tra le mura di casa. Tra mille ostacoli, connessioni lente o intermittenti, auricolari o cuffie, password errate o azzeccate, alla fine ci siamo abituati anche al quotidiano appuntamento scolastico casalingo. I genitori, a furia di ripetizioni e spiegazioni aggiuntive, hanno potuto prendere un'abilitazione "ah honorem" all'insegnamento, e mentre tutti quanti imparavamo nuove parole e nuovi comportamenti (lockdown, mascherina, assembramenti, autocertificazione) ci siamo anche abituati a quell'unico modo possibile, in quel frangente, di comunicare e stare in contatto pur nella distanza forzata dell'isolamento. 

Videolezioni, videoconferenze, smart working, videochiamate, piattaforma Meet, piattaforma Zoom, e compagnia bella. Computer, tablet e telefonini sono stati la nostra interfaccia e la nostra connessione col prossimo. Compagni di classe, colleghi, parenti, amici: tutti finiti dietro (o dentro) lo schermo. Che ha avuto la fondamentale utilità di avvicinarci quando sembrava impossibile potersi reincontrare, potersi riabbracciare. 

Poi ci siamo finalmente reincontrati. Alcuni riabbracciati. A maggio era ufficialmente terminato il lockdown, io sono potuta rientrare al lavoro, e faceva veramente uno strano effetto uscire e rapportarsi in presenza con gli altri. C'era sempre questa paura, questa sottile agitazione, un continuo stare in guardia senza potersi mai completamente rilassare come prima. Una sensazione di disorientamento. A metà maggio abbiamo iniziato a portare le bimbe nei prati all'aperto, dopo poco hanno tolto i nastri a strisce bianche e rosse con cui avevano avvolto i giochi al parco, rendendo di nuovo accessibili scivoli e altalene. 

Per la festa del 2 Giugno siamo andati a trascorrere la giornata al mare. Vedere il mare dopo mesi di casa e terrazzo, è stata una vera gioia. Un senso di libertà, di apertura, straordinario. Una rinascita. Lì, durante il pranzo allo stabilimento balneare, Matilde ha compiuto il "primo miracolo". (*) L'ordinazione alla cameriera. In quel caso, ho chiesto a Matilde cosa volesse mangiare, e lei, parlando a me a voce alta, perché i posti a tavola erano ben distanziati come da normativa, ha detto così chiaramente il nome del piatto che desiderava, che non c'è stato bisogno della mia ripetizione alla cameriera, poiché aveva già preso nota correttamente. 

Qualche giorno dopo, siamo circa a metà giugno, il "secondo miracolo" (li chiamo così in maniera ironica e affettuosa, ma rende bene l'idea di quanto invisibilmente a bocca aperta mi abbiano lasciato, ritenendo pressoché improbabile che nei confronti di persone estranee sarebbe potuto a breve succedere un tentativo verbale). L'ordinazione alla gelataia. Quel giorno, dopo esser state al parco, decidiamo di farci una merenda in gelateria. Lungo il tragitto per strada, chiedo alle bimbe quali gusti prenderanno e poi propongo: "Dai, diteli voi i gusti che volete, direttamente alla gelataia, tanto ormai siete in grado, che ne dite?". Abbiamo ripassato cosa dire per l'ordinazione, e poi, giunti davanti al bancone, Matilde da dietro la mascherina proclama "Una coppetta piccola al cioccolato!". La gelataia, non avendo inteso bene ha chiesto di ripetere, allora, dopo aver abbassato la mascherina, Matilde ha ripetuto a voce alta la stessa richiesta. La gelataia le ha servito la coppetta e, dopo aver aspettato che anche la sorellina facesse la sua ordinazione, ho pagato e siamo uscite.

Neanche una settimana dopo, si verifica il "terzo miracolo". Erano cominciate a ripartire alcune iniziative per bambini nella nostra città, e visto che Matilde si è mostrata immediatamente entusiasta di partecipare nuovamente a forme di ritrovata socialità, tra proposte di attività fisica e laboratori creativi, l'ho volentieri iscritta a un corso di danza e movimento al parco, e a un ciclo di incontri di esperienze creative per bambini. Già all'arrivo in segreteria per le iscrizioni ai laboratori di "Officina", da dietro la mascherina Matilde risponde alla richiesta di dire il suo nome e la sua età. Spontaneamente, senza che io abbia ripetuto la domanda, o insistito. Anzi, mi sono imposta di tacere io, senza rispondere al posto suo, ma rispettando il suo tempo di reazione. Che non è nemmeno durato più del normale. Una volta iniziati i corsi, ai quali ho iscritto anche la sorellina Michela per la fascia d'età relativa, Matilde ha partecipato a tutte le attività rispondendo alle richieste verbali con la sua viva voce. Ed è stata una continua conferma. Sia al momento iniziale del "totem delle emozioni" dove le educatrici invitavano i bimbi a indicare la faccina corrispondente a come si sentivano quel giorno (felice, triste, arrabbiato, così così) e a motivare la scelta fatta (Matilde si limitava a dire "felice" senza aggiungere altro ma intanto aveva pronunciato davanti a tutti la parola), sia al momento della vera e propria attività, dove le bravissime Eleonora e Cecilia coinvolgevano i bimbi nell'apprezzare, commentare, interessarsi al lavoro di ciascun bimbo (Matilde rispondeva alla richiesta di dare un nome al proprio elaborato, o di riferire cosa stesse utilizzando per crearlo) fino al momento della merenda che veniva offerta a tutti, proponendo la scelta tra merendina o crackers, e tra succo o acqua (Matilde diceva a voce la sua preferenza). Ha pronunciato perfino il "grazie" e il "ciao" finale, che sono tra le due attivazioni verbali più difficili da recuperare per i bambini con mutismo selettivo, perché il saluto e il ringraziamento espongono molto all'interazione con l'altro e quindi sono tendenzialmente le ultime parole a riuscire a uscire (tant'è che involontariamente passano per bimbi maleducati, quando invece hanno "solo" un blocco d'ansia).

Però. C'è sempre il però. Con le persone che la conoscono già come "la bambina che non parla" resta ancora nella sua modalità silenziosa. Mentre con gli estranei, gli occasionali, coloro che non sanno nulla di lei, e pertanto non vengono percepiti come giudicanti, tutto è più rilassato, più fluido, il controllo si allenta e le parole rotolano facilmente sulla lingua, come fa a casa. E noi riconosciamo la Matilde che conosciamo da sempre. Anche se fa un certo effetto anche a me, positivo ma ovviamente sorprendente, vederla parlare con altri. La gelataia, il cameriere, il passante, le educatrici di Officina. Persino bambini estemporaneamente conosciuti al parco, ai quali ha risposto dicendo il suo nome e la sua età.

Con compagni, parenti e amici di famiglia, è ancora difficile. Per quanto ci siano delle varianti anche abbastanza rilevanti. Nel rapportarsi con compagni e maestre, ad esempio, nei momenti di videolezione la modalità di interazione di Matilde era esclusivamente scritta, attraverso lo spazio della chat che compariva accanto alle finestre video dei componenti della classe. Per quanto le insegnanti, sempre molto collaborative e disponibili, abbiano proposto e provato a creare un momento di videointerazione con loro e un piccolo gruppo ristretto di amiche in cui Matilde potesse sentirsi più a suo agio. Ma nel suo caso non funzionò per agevolare il verbale. Invece, i messaggi vocali alle insegnanti su WhatsApp sono continuati tranquillamente. Con Giulia, sua compagna e amica prediletta, la voce di Matilde si è fatta sentire forte e chiara nelle videochiamate, sempre tramite WhatsApp. E' stata una bella novità del lockdown, questa delle videochiamate con Giulia, mentre quando potemmo tornare a trovarci in presenza, ritornò anche il silenzio di Matilde, pur giocando spensieratamente insieme alla sua adorata amica. 

Ora che la riapertura della scuola si avvicina, tra mille mila dubbi e incertezze, che mi rendono ogni giorno più avvilita, chissà se la mascherina obbligatoria sarà un ostacolo oppure un'opportunità. Matilde aveva iniziato in terza elementare a parlare all'orecchio delle maestre, abbandonando il sistema dei bigliettini per comunicare con loro. Addirittura nella settimana prima della chiusura, mi aveva avvicinata l'insegnante di sostegno all'uscita da scuola per dirmi che Matilde aveva parlato all'orecchio anche con lei. Eravamo a questo punto, quando tutto poi si interruppe, come sappiamo. 

La ripartenza è piena di incognite, ma andremo avanti passo per passo, come abbiamo sempre fatto. E sempre fiduciosamente. Con qualche bella esperienza in più nella saccoccia.




(*) Parlando dei "miracoli" prendo spunto proprio dal libro "Matilde" di Roald Dahl, che ci ha accompagnato in queste settimane come lettura estiva ed è piaciuto molto alle bimbe. La protagonista del libro compie veri e propri miracoli usando un'energia, uno speciale potere, che non sapeva nemmeno di avere.