giovedì 9 novembre 2017

Parole preziose

Fissare fatti, riflessioni, spunti ed emozionivissuti in questo nostro percorso, è il motivo per cui scrivo.
Condensare in poche righe quello che è successo nelle giornate appena trascorse è meno facile di quel che sembri, ma ci proverò. In due manches.

Iniziamo dalla notizia clou: Matilde ha iniziato a parlare nell'orecchio di una sua compagna di classe.
Ad un mese dall'inizio delle elementari, è già riuscita a creare un legame speciale con una delle compagne di classe che non fanno parte del gruppetto di bambini che erano con lei alla materna. 
Nonostante il suo completo silenzio, Matilde - ne ho conferma parlando sia con le maestre che con le altre mamme - è ben inserita nel gruppo e apprezzata dai compagni. 
Nessun cenno, in alcuna forma, al mutismo selettivo in classe, ed è sorprendente come anche per i compagni stessi questa sua difficoltà non rappresenti evidentemente né una diversità né un problema, almeno per come è adesso la situazione.
Ecco, due settimane fa, per la prima volta Matilde ha parlato nell'orecchio di Giulia, e l'amica era contentissima. Il papà indagatore, in maniera fintamente disinteressata, prova a chiederle che cosa abbia detto all'orecchio della compagna. Lei resta vaga e misteriosa, dice che si tratta di un segreto, che non lo deve sapere nessuno.  
Alla sera, rientro dal lavoro facendo finta di nulla, voglio rispettare il suo riserbo e attendere che sia lei a parlarmene o approfittare di quando l'argomento verrà accennato. 
Credo che lo stimolo a parlare all'amica nell'orecchio sia scaturito dalla conversazione che io e Mati avevamo avuto la sera precedente. Lei voleva inviare un messaggio a Giulia tramite il mio cellulare, allora le proposi di dirle un bel "Ciao Giulia, sono Matilde!" ma si rifiutava. Così rilanciai con "almeno un Ciao" insieme a un bacino, visto che ancora non ci eravamo presentate via telefono a Giulia, mentre con altre sue amiche ci messaggiamo da più tempo. Niente da fare: l'unica concessione di Matilde sarebbe stata solo uno schiocco di bacio. Poi, guardando l'orario, quella sera era davvero troppo tardi, allora chiusi l'argomento dicendo "magari lo facciamo domani, perchè adesso la tua amica starà già dormendo". 
Molto probabilmente Matilde ci ha pensato su, e può essere che proprio in seguito a questo abbia deciso di provarci.
Sono davvero contenta per lei, è un primo passo molto importante.
Quella che ci è rimasta male è stata proprio Giulia, quando tre giorni dopo all'uscita da scuola ha visto che Matilde era stata invitata da Amira, sua storica amica della materna, per un pomeriggio a casa sua. L'amica "tradita" ha pianto per tutto il tragitto, mentre le altre due si incamminavano a piedi. 
Cose che càpitano, me le ricordo bene anche io, quando le ho vissute da piccola. Rimedieremo presto con un invito per lei a casa da noi.

Versante docenti. 
Sempre a un mese dall'inizio della scuola, ho avuto il primo colloquio con le insegnanti, conoscendo finalmente quella di italiano, che era subentrata a lezioni già avviate.
Siamo davvero fortunati: quello che ho trovato è estremamente positivo, due persone molto disponibili, comprensive e dolci. 
Abbiamo approfondito le notizie su Matilde e sul suo mutismo selettivo. E parlato del PDP, il Piano Didattico Personalizzato, un documento che la scuola ha facoltà di attivare in tutti quei casi - in cui rientra anche il nostro - in cui si riscontra un BES, ovvero un bisogno educativo speciale. Lo si redige in qualsiasi momento dell'anno scolastico, insieme alla famiglia, che poi lo firmerà, individuando con l'aiuto degli insegnanti, e di eventuali specialisti che conoscono il caso, tutte quelle strategie didattiche necessarie ad affrontare al meglio il problema. Per noi è ancora presto in questa prima fase, le insegnanti si prendono un po' di tempo per conoscere meglio Matilde, e poi siamo ai primi passi dell'inizio delle elementari, quindi ci sarà modo di riprendere il discorso più avanti. 
Ho consegnato loro anche il Kit ècole, la guida pratica che A.I.Mu.Se. mette a disposizione per genitori e insegnanti, scaricabile direttamente e gratuitamente dal sito dell'Associazione. Contiene vere e proprie schede semplici di attività didattiche e ludiche, che si possono fare in classe coinvolgendo tutti i bambini, passando progressivamente dall'utilizzo di suoni prodotti con la voce, fino alla verbalizzazione vera e propria. 
Spero che possano mettere in atto queste piccole strategie di supporto.
Infine ho proposto alle insegnanti un suggerimento della psicologa, che ormai da un anno ci segue: far fare a Matilde un filmato della sua aula e degli spazi scolastici che vive quotidianamente, in un momento in cui si possa accedere all'edificio in orario extrascolastico, così che lei, insieme a noi genitori, possa familiarizzare con l'ambiente e sentirsi più sicura e serena, con l'obiettivo di favorire la comparsa della sua voce in quel contesto. 
Le insegnanti si sono mostrate entusiaste e disponibili e, seguendo le loro indicazioni, sono andata a parlarne con la vicepreside, che avevo già conosciuto l'anno scorso, quando mi ero presentata in qualità di referente regionale A.I.Mu.Se. per proporre l'organizzazione di incontri formativi sul tema, e lei, riconoscendomi immediatamente, mi ha dato piena disponibilità per concordare un giorno in cui poter realizzare questo piccolo progetto. 
A Matilde ho spiegato - questo è il pretesto ufficiale - che potremo andare un giorno in cui non c'è lezione a fare un video per i nonni, che non hanno mai visitato l'interno della scuola, così potrà mostrare loro e descrivere, attraverso il suo piccolo "reportage", il percorso che fa tutti i giorni per andare in aula, e poi in mensa, e anche in palestra. 
Tra una decina di giorni ci proveremo, e scriverò qui come sarà andata. 

Infine, i compiti.
Eh sì, ci tocca. Siamo appena entrati nel lungo tunnel dei compiti e delle verifiche. 
Ma per adesso, ci va ancora bene. Il massimo della difficoltà è una breve poesia da imparare a memoria. 
Che vuoi che sia. 
Mmmhhh. Poesia hai detto?
Come facciamo, noi? Come fa, Matilde?
Non tanto a impararla, quanto a ripeterla in classe.
Ci sono: faremo la videoregistrazione! 
In un mese ne hanno già assegnate tre: una sui nonni, per la loro festa, una abbastanza lunga sui cinque sensi, per il compito di scienze, e una sul fantasma golosone, per Halloween. Ripeterla e registrarla non è stato sempre così semplice per Matilde, soprattutto con quella più articolata sui cinque sensi, ma alla fine ce l'ha comunque fatta. 
Per quel giorno, ho avvisato l'insegnante scrivendo sul quadernino delle comunicazioni che Matilde aveva svolto il compito preparando una videoregistrazione in cui recita la poesia. E che, ai fini della valutazione, sarei stata disponibile a inviarglielo. 
L'insegnante di italiano - che fino allora non avevo ancora avuto modo di conoscere - mi risponde, sempre per iscritto, ringraziandomi per aver condiviso con lei le notizie su Matilde - le avevo accennato alla situazione, non sapendo se ne avesse già parlato con la collega di matematica, informata in precedenza - e dicendomi che non avrebbe avuto bisogno delle videoregistrazioni per verificare Matilde: "è brava, si vede già".
Qualche giorno dopo, al colloquio con le insegnanti - di cui ho parlato sopra - propongo di mostrare il video della poesia. Entrambe sono state contente di sentirla e colpite dalle sue capacità linguisticheCosa ovvia e scontata, per me. Per noi. Noi quattro. Mamma, papà, nonno e nonna. Che conversiamo con lei, sempre. Da sempre.
La psicologa ci ha detto che abbiamo fatto bene, a mostrare il video. Che era necessario, per le maestre. Perché un genitore che riferisce una problematica, la sua versione del problema, in sostanza, si tratta della sua parola, certo, ma fino a che punto attendibile, per le insegnanti? Quanto esagerata? O quanto sminuita? Un genitore a volte può avere una percezione del problema non proporzionata rispetto alla realtà. Ingigantita o sottovalutata. 
In questo modo, loro hanno potuto verificare coi propri occhi - o meglio, orecchie - le parole di Matilde. La sua viva voce.
La psicologa ci ha anche consigliato di suggerire alle insegnanti di non "saltarla" nell'eventuale "interrogazione" sulla poesia. Di non dare per scontato che non la dirà, dispensandola così dalla richiesta di recitarla. Come per qualsiasi altro alunno, anche a Matilde potrebbe capitare di essere interpellata dalla maestra. In questo modo, le si lascia comunque la possibilità di scegliere se provarci, e dirla, oppure no, se non se la sente. 
Tutto questo l'ho diligentemente annotato sul famoso quadernino per comunicare con le insegnanti. "Ok, sarà fatto!" mi scrivono. 
Di fatto, però, non è successo.
"Matilde, ti hanno chiesto oggi la poesia?"
"No."
"A chi l'hanno chiesta?"
"Non mi ricordo."
Va bene, pazienza. 
Alla terza poesia assegnata come compito, puntualizzo nuovamente sul quadernino che Matilde l'ha svolto preparando un altro video.
Stavolta, una sorpresa: l'insegnante di italiano mi risponde che sì, se ci fa piacere possiamo inviarglielo al numero di telefono che scrive accanto. 
A me fa piacere eccome, questa ulteriore dimostrazione di disponibilità, per la quale non smetterò di ringraziarla. Così, il giorno dopo, sabato scorso, le scrivo subito un messaggio sul telefono, annunciando l'invio del video. 
Poi, immediatamente mi blocco. 
Mi viene in mente all'improvviso che forse no, devo prima chiedere il permesso a Matilde. Voglio fare le cose nel modo più giusto, e chiedo allora il suo consenso. 
"Matilde, che ne dici se inviamo alla maestra il video della tua poesia?"
Lei non è d'accordo. A dire il vero non me l'aspettavo, non avevo previsto questo suo veto
Lì per lì non insisto, ma mi ripropongo di provarci più tardi.
Alla sera, rientrati dal pranzo coi parenti, torno sull'argomento. E non mollo, vado a fondo. Voglio sapere il motivo
Dopo mezz'ora di tentativi - perché ci ho messo mezz'ora a cavarle fuori le parole con le pinze, ma anche con estrema delicatezza e cautela, non sapendo come potesse prenderla - ecco, dopo mezz'ora, scopro finalmente il perché del suo rifiuto: 
"Perché non voglio che la maestra mi senta."
Allora provo a rassicurarla, ripetendole più e più volte questo: "sai, Matilde, io ho parlato con la tua maestra, e lei sa che sei brava, ha visto che fai le schede e i lavori con impegno e bravura, sa che a volte la voce si nasconde ma che non ci sono problemi, per adesso va bene così, facciamo come abbiamo sempre fatto, e poi quando te la sentirai potrai parlare a scuola senza problemi, quindi stai tranquilla, che il compito della poesia era solo perché la maestra vuole insegnarvi a memorizzare le cose, è un allenamento della memoria che vi servirà tanto quando studierete le cose più avanti, e allora ha chiesto ai bimbi la poesia per vedere se avete tutti imparato a ricordarvela, e poi non devi preoccuparti perché l'hai detta benissimo e sei stata bravissima..."
Ce l'avrò fatta?
Tengo incrociate le dita e le chiedo: "Allora, Mati, possiamo inviare alla maestra il video della tua poesia?"
"Mmm. Oggi no. Domani no. Che ne dici, mamma, se gliela inviamo dopodomani?"
"D'accordo, aggiudicato per dopodomani. Dammi un cinque!"
All'insegnante il video l'ho mandato poco dopo, corredato dello spiegone di com'era andata la "trattativa" dopo il rifiuto del consenso. 
"Salve Chiara, 
grazie per avermi inviato il video, ammetto che sentirla per me è un'emozione.
Grazie anche per avermi spiegato tutto. 
Ho compreso bene la situazione e, nel rispetto di Matilde, riconfermo come già scritto sul quadernino che non ho bisogno di sentire la filastrocca per sapere quanto è brava.
Non vorrei mai sforzarla in questo, ma aiutarla nel superare i suoi timori. 
La mia porta comunque rimane aperta, Matilde può inviarmi i video quando vuole, anche "dopodomani" :-) .
Vi auguro una buona serata."
E con questo messaggio si preannunciano serate, ma soprattutto giornate, buonissime.